Datazione
La costruzione di questa chiesa risale al 1710, come si legge anche nella epigrafe incisa sulla facciata e posta in un ovale collocato alla base dell’ampia cornice, intagliata in pietra, con la nicchia della Vergine dell’Addolorata: CRUCIFIXI UNIGENITI ET DOLORUM MATRI ORATORIUM HOC DEVOTIONIS ERE ORE OPERE ET LABORE AD DEI PARE SOLAMEN AD NATI GLORIAM CIVIUM FRATRUMQUE PIETAS EREXIT ANNO DNI 1710.
Prospetto
Il prospetto della chiesa, in via Pietro Siciliani, si presenta come espressione del barocco salentino, con due ingressi, e una statua, in pietra leccese, della beata Vergine dell’Addolorata, scolpita agli inizi del sec. XVIII, di splendida fattura con l’epigrafe: ET TVAM IPSIVS ANIMAM PERTRANSIBIT GLADIVS, posta al centro della purissima linea della facciata.
Interno
L’interno sorprende con la fastosità del soffitto, a cassettoni, con stucchi dorati, realizzato nel 1756 forse dal maestro Agostino Chizzo di Napoli e restaurato nel 1932 dal galatinese prof. Pietro Della Gatta , con il ricchissimo altare maggiore che ricopre per intero la parete di fondo della chiesa. Tutta la costruzione, in pietra scolpita e intagliata nel 1716, sembra essere stato costruito con molta verosimiglianza da quelle stesse maestranze locali che nell’arco di un decennio eseguirono anche quello della chiesa del Carmine.
Ai lati dell’altare, poggiate su plinti, sono presenti le seguenti otto statue, sempre, in pietra: S. Filippo, S. Antonio, S. Pietro, S. Caterina da Siena, S. Giuliana, S. Pasquale, S. Paolo e S. Chiara.
Al centro dell’altare maggiore è collocata la statua lignea dell’Addolorata, policroma, collocata in una grande nicchia posta al centro dell’altare, opera risalente al 1716. E, con i preziosi stucchi dorati dell’altare, sembra essere opera di scuola napoletana di , come pure lo è la rimanente decorazione del soffitto della chiesa.
Tra la grande nicchia centrale dell’Addolorata e la sovrastante tela della Crocifissione, la seguente epigrafe: TVAM IPSIVS ANIMAM DOLORIS GLADIVS PERTRANSIVIT ANNO DNI 1716.
Gli Specchi
Sempre nella navata maggiore, distribuiti sulle due pareti laterali ci sono quattro grandi specchi, in cornice lavorata e decorata in oro zecchino. Il disegno di questi specchi è attribuito a Pietro Cavoti. Essi, per questo motivo, possono risalire alla metà del secolo XIX. Naturalmente costituiscono un elemento decorativo che si richiama all’Ottocento ed hanno un valore storico e artistico. Per questo è permessa la loro presenza, ancora oggi, in chiesa. Essi, infatti, sostituiscono i ventidue specchi che esistevano sulle pareti della navata fin dalla fine del Settecento.
Le tele laterali
Nelle tele laterali sono rappresentate le due ‘vie del dolore’: la ‘Via Crucis’ e la ‘Via Matris’. I quattro medaglioni in cornice rotonda, insieme con i due in cornice ovale, costituiscono le sei tele della ‘Via Matris’.
Sono del 1780 e rappresentano i seguenti episodi evangelici: la Presentazione di Gesù al Tempio, la Fuga in Egitto, il Ritrovamento di Gesù tra i dottori nel Tempio, l’ Incontro con Gesù nell’ascesa al Calvario, la Crocifissione, il Compianto. Le quattordici tele della ‘Via Crucis’, invece, che pure adornano le pareti della chiesa come le precedenti, rappresentano le ‘stazioni’ della via dolorosa del Calvario, sono dello stesso periodo della decorazione del soffitto e risalgono tutte al 1756. Nella navata minore, infine, ricavata dalla ristrutturazione della sagrestia, si trovano ancora altre quattro tele: S. Andrea, una Deposizione, l’ Assunta e una Pietà, tutte di buona fattura, recenti doni di famiglie galatinesi (Consenti e Vallone-Caracciolo) a questa chiesa.