Datazione
La Chiesa Madre (o Chiesa Matrice o Duomo), dedicata agli apostoli Pietro e Paolo, Santi Patroni e protettori della città, risale ad epoca abbastanza antica anche se con sicurezza non è possibile precisare l’anno della sua fondazione. Comunque, approssimativamente intorno alla metà del XIV secolo, può essere stabilito almeno il tempo in cui venne dato inizio ad una delle più antiche costruzioni di questo tempio. Di certo in questa chiesa si officiò in rito greco sino ai tempi del pontefice Sisto IV (1471-1484), allorquando questi ingiunse a tutti gli ecclesiastici delle diocesi salentine di adottare il rito latino. Chiesa parrocchiale, ridotta nel tempo in precarie condizioni statiche, venne riedificata negli anni 1621-1633, [ Sul primo cornicione, oltre lo stemma della città, è riportata la seguente iscrizione: PRINCIPI APOSTOLORUM ORDO SACER ET CIVES GALATINAE URBIS AEDIFICAVERE A.D. MDCXXI. (M. Montinari, S.d.G., p. 164)] [ Sull’architrave del primo ordine vi è infatti la seguente iscrizione: PRINCIPI APOSTOLORUM ORDO SACER ET CIVES GALATINAE URBIS RAEDIFICAVERE A.D. MDCXXXX. (Guida di Galatina, p. 48) e da Parrocchia venne elevata a Collegiata nel 1664. La costruzione dell’edificio venne ripresa successivamente nel secolo seguente e portata a termine nel 1770. [ Al secondo ordine della facciata, nella cornice di coronamento posta ad architrave, è incisa la seguente iscrizione: INCHOATUM OLIM OPUS TANDEM PIETATE CIVIUM PERFECTUM A.D. 1770 D. ANGELO VERNALEONE SYNDICO].
Stile ed Iconografia Statuaria
La chiesa, in stile tardo barocco, è in pietra leccese. Essa affaccia sulla omonima piazza San Pietro e sembra molto verosimile che in un primo tempo la stessa potesse essere dedicata non ai Prìncipi degli Apostoli, ma all’Immacolata Concezione di Maria.
La statua dell’Immacolata Concezione è collocata al centro della facciata, sul portale centrale. Sempre nella parte superiore del portale centrale, alla sua destra troviamo la statua di San Pietro e alla sua sinistra quella di San Giuseppe. Sulle porte laterali, invece, a destra vi è la statua di San Marco e, a sinistra, quella di San Sebastiano. Nel secondo ordine della facciata sono ancora collocate altre due statue di santi: nella nicchia di destra San Trifone e in quella di sinistra San Paolo. Un tale impianto iconografico-statuario presuppone di certo, se non una diversa dedicazione della chiesa nel tempo, come pure è possibile, secondo una ipotesi che si ritrova già formulata da A. Antonaci in una nota al testo della Storia di Galatina di M. Montinari, almeno una fortissima radicalizzazione nella nostra popolazione della devozione e del culto alla Beata Vergine Maria Madre di Dio, la cui statua è collocata qui, sul podio d’onore, al centro della facciata di questa chiesa.
Gli affreschi e gli altari policromi
Di notevole interesse gli affreschi della volta, del napoletano Vincenzo Paliotti (1), con alcuni episodi della Vita di S.Pietro, del 1875, insieme con gli splendidi altari in marmo policromo. Di gran pregio quello dell’antico cappellone del Sacramento, della seconda metà del ‘600, distrutto dal terremoto del 1701 e rifatto, dove c’è la bellissima statua dell’Immacolata, in marmo bianco, opera scultorea di Giuseppe Sammartino. L’altare di marmo, costruito a proprie spese nel periodo 1664-1674 dall’arcivescovo di Otranto del tempo, monsignor Adarzo de Santander , era di manifattura napoletana del secolo XVIII. Aveva nel paliotto la prospettiva di sarcofago stilizzato, adorno nei laterali e nel grado superiore di volute a fiori e rosoni di marmo bianco su fondi verdi, gialli e violacei. La custodia era sormontata da tre serafini di marmo bianco, mentre altri due ornavano le estremità del grado superiore. Sulla custodia vi era una piccola prospettiva a tabernacolo per l’esposizione del Sacramento.
Pregevoli anche le tele situate nella chiesa e nella sacrestia, con le mirabili Lavanda dei piedi (2), del 1756, di Serafino Elmo, e Gesù che cammina sulle acque e Apparizione di Cristo a San Pietro, tutte nel retrospetto della facciata. Assolutamente da non trascurare: fermarsi ad ammirare il S. Pietro, statua a mezzobusto in argento, e il tesoro delle reliquie e degli arredi sacri (quando sia possibile), cospicuo dono di mons. Lorenzo Mongiò, vescovo di Lanciano e poi di Pozzuoli, alla Collegiata di Galatina.