Si sente. Il rumore del vuoto è un tonfo assordante. Si vede. Il grigio del nulla è una macina lenta che schiaccia la polvere. Si avverte. La paura del non sapere cosa accadrà domani ha il peso delle catene.
L’emergenza coronavirus ha paralizzato il nostro Paese diramando i suoi tentacoli fino ai confini della Terra. L’Italia è ufficialmente zona protetta e ogni parvenza di normalità, che da giorni si tentava di lasciare al nostro quotidiano, sta svanendo.
Galatina, centro nevralgico del Salento nella lotta a questa crisi con il suo reparto di eccellenza di Malattie Infettive dell’ospedale “S. Caterina Novella”, si sveglia oggi in un clima ovattato dalla tensione, ma le viene richiesta consapevolezza e responsabilità.
Le limitazioni alle nostre abitudini, che il Governo ha dovuto imporre per non lasciare al libero arbitrio l’interpretazione delle regole, non sono sbarre lungo un cammino di libertà, ma indicazioni per far sì che quel cammino sia percorribile da tutti.
Prendiamo in prestito le parole di Gibran per delineare il quadro del presente. Continuiamo a essere donne e uomini liberi. L’unica schiavitù a cui dobbiamo rispondere è quella dell’amore. Abbiamo il dovere del rispetto delle persone a cui vogliamo bene, del nostro prossimo, dei famigliari, degli amici, dei colleghi. Dobbiamo agire con giudizio e coscienziosità davanti alla comunità. Solo così si tornerà alla serenità, ad animare le strade oggi deserte e a vivere i momenti di aggregazione.
La distanza fisica che dobbiamo rispettare non deve trasformarsi in durezza di cuore, anzi, deve farci rivalutare l’importanza dei rapporti umani e la forza che siamo in grado di generare unendoci negli intenti.
Non sappiamo ancora quando si vedrà uno spiraglio concreto nella coltre generata dal covid 19, ma siamo certi che la pazienza di tutti sarà premiata da un nuovo giorno.